M. ha 14 anni e da qualche mese non riesce a mangiare per paura di ingrassare. “Non ho mai vomitato quindi non credo si possa parlare di anoressia, ma mangio molto poco. Ho perso 4 chili e questo mi fa sentire molto soddisfatta di me. Sono alta 163 cm e ora peso 56 chili, ma ho le cosce grandi e non riesco a guardarmi allo specchio per quanto le vedo brutte. Le mie amiche sono tutte magre e con le gambe secche e io mi sento così diversa e così inutile”. Questo è quello che scrive nella sua richiesta di aiuto agli psicologi del progetto ‘Lontani ma vicini’, realizzato da Istituto di Ortofonologia (IdO) e Diregiovani.it e inserito nell’ambito della task force per le emergenze educative del ministero dell’Istruzione.
M. ha anche un altro problema: “I miei genitori- spiega- insistono perché io mangi e che se non ricomincio mi porteranno da uno psicologo”.
Gli esperti tengono prima di tutto a rassicurare M. spiegandole che sta attraversando “una fase di crescita dove i cambiamenti corporei repentini e fuori dal nostro controllo diventano il fulcro delle nostre preoccupazioni. L’immagine corporea sembra essere sempre più importante e si scontra con le aspettative, le etichette e i canoni sociali. Se c’è qualcosa che non va ci si sente non adeguati, non accettati”. Così, proseguono gli psicologi, “il cibo diventa uno strumento di controllo e anche di soddisfazione. A volte senza rendercene conto alziamo sempre più il tiro pensando di poter gestire tutto, ma il confine con il disturbo alimentare è sottile” avvertono.
Cosa può fare, allora, M. per tenere insieme il suo bisogno di sentire il proprio corpo adeguato alle sue aspettative e la necessità di mantenersi in salute? “Potresti confrontarti con un nutrizionista- suggerisce il team di ‘Lontani ma vicini’- che, in base alle tue esigenze e alla funzionalità del tuo organismo, potrà creare un piano alimentare variegato che ti permetta di stare bene. L’alimentazione- tengono a sottolineare gli esperti- non è la nostra nemica, si può restare in forma pur mantenendo il piacere del cibo. Anche l’attività fisica- aggiungono- è uno strumento importante”.
L’Istituto di Ortofonologia, attraverso i propri professionisti, osserva da sempre le difficoltà emotive dell’adolescenza. Nel 2016 ha dedicato una ricerca proprio all’atteggiamento dei ragazzi dagli 11 ai 18 anni rispetto al corpo e agli stati d’animo legati ai cambiamenti della loro età. Ne è emersa la fotografia di ragazzi spesso emotivamente immaturi e con poca autostima, che hanno una relazione complicata col loro corpo, che si preoccupano a volte eccessivamente del proprio aspetto e faticano ad accettarlo, sviluppando in alcuni casi una vera e propria fobia rispetto al peso. Spesso tutto questo li porta a sviluppare forme somatiche di ansia e atteggiamenti perfezionistici che si manifestano, ad esempio, con comportamenti di controllo dell’alimentazione.
Nella fascia d’età 14-15 anni, sono le ragazze ad avere punteggi leggermente più elevati dei maschi nelle scale della bulimia, anoressia e ipocondria. Ma le differenze più significative emergono nella fascia di età tra 16-18 anni dove mentre i punteggi dei maschi diminuiscono, i punteggi delle femmine si alzano notevolmente in tutte le scale: bulimia, anoressia, accettazione, aspetti psicologici, somatici e ipocondria, ma anche nelle scale della preoccupazione generale corporea, fobia del peso, preoccupazione per l’immagine corporea.
Dall’indagine è emerso, inoltre, che è tra i 18 e i 19 anni che i maschi entrano in una fase critica dovuta alla discrepanza tra le proprie caratteristiche fisiche percepite e l’aspetto ritenuto ideale, suggerito anche dal confronto con i modelli proposti dalla società. Da qui nascono la preoccupazione per l’immagine corporea e la tendenza a sviluppare somatizzazioni dell’ansia, ma anche un atteggiamento legato alla ricerca del perfezionismo con comportamenti alimentari finalizzati al controllo del peso corporeo. “Eventi- spiegano gli psicologi dell’IdO- che attivano l’elaborazione di schemi relativi all’apparenza e pensieri, interpretazioni, conclusioni riguardo il proprio aspetto, portando a confronti inadeguati. È così che nascono emozioni come la vergogna e il senso di colpa, per far fronte alle quali i ragazzi attivano comportamenti adattivi non sempre funzionali. Per esempio- spiegano gli esperti- evitando tutto ciò che può attirare l’attenzione degli altri sul loro aspetto fisico, come allenarsi, uscire senza truccarsi, avere relazioni sessuali, andare in spiaggia o in palestra o rifiutando il contatto con persone considerate attraenti”.
“Gli adolescenti- chiariscono gli psicologi- hanno fondamentalmente difficoltà nell’accettare l’immagine di un corpo infantile che si trasforma in quello di un giovane adulto”. Durante questa fase della vita, “il corpo assume un’importanza particolare, diventando un oggetto da plasmare, controllare e in alcuni casi da attaccare o deformare con un look provocatorio, con tatuaggi o con piercing o altro (droghe, alcol, deprivazione del cibo, tagli)” concludono.